Politica-pop e strategia della diversione permanente

Andrea Picciuolo
4 min readFeb 11, 2019

1. La diversione

Spesso si dice — semplificando in modo veemente — che le reti sociali sono all’origine (anche) di quella forma di marketing politico detta politica-pop. Causata dal fenomeno della disintermediazione, una delle sue manifestazioni sarebbe la cosiddetta umanizzazione del politico: il Tale produce un certo tipo di messaggi non-politici (che eccedono la sfera tecnica del Politico) nell’intento di produrre una personalità semiotica che sia percepita (cognitivamente ed emotivamente) dal “pubblico” come un’identità, appunto, non-politica. Sospendiamo qui il giudizio sulla fondatezza empirica di tale assunto, secondo il quale il pubblico dovrebbe fare un tale abuso di credulità da percepire come non-politico (umano?) un attore politico per il solo fatto di vederlo degustare, per dire, un capitone marinato, e poi ammirarlo mentre ne decanta le qualità. Mettiamo sia così. E mettiamo anche che la produzione di questo tipo di messaggi, con la loro rilevante diversità formale, porti, semplificando ancora, il pubblico a interpretare l’agente politico come un attore vicino alle sue aspettative, ai suoi bisogni e ai suoi desideri, e perciò in grado di agire nel suo, del pubblico, interesse. Sarà. Pur così, vi sarebbe comunque un altro fenomeno, che pertiene questa volta all’ambito degli studi strategici, degno di osservazione: il processo di diversione permanente prodotto sulle reti sociali da agenti politici ed economici. Una strategia della diversione che è empiricamente verificabile, al di là delle intenzioni degli agenti (perché qui come sempre si discute dell’intenzione, oggettiva, degli eventi, e in particolar modo delle “ragioni” dei testi), ma che passa sovente inavvertita e che trova, di conseguenza, perlopiù impreparato chi dovrebbe ideare dei ripari, e che, invece, si trova spesso nella posizione di adiuvante. Bisognerà tornarvici su.

In questa nota ci si serve dell’occasione procurata dalla “conversazione” generata dalla recente proclamazione del vincitore di un festival nazionale della canzone.

Abbiamo sondato due arene ed estratto, come sempre a soli fini di divulgazione e senza pretese di esaurire il dato, due piccoli corpora di interazioni e commenti.

2. Twitter

Abbiamo utilizzato la chiave “Mahmood” ed estratto qualche tweet (642) creato a partire dal 9 febbraio solo da utenti verificati. Già in questo piccolissimo archivio, con le lenti anche di un’analisi dei frame, gli effetti del processo di diversione si possono osservare in modo nitido. I motivi sono molti e vi sarebbe bisogno di un report per elencarli e descriverli. Basti qui porre l’attenzione sul solo fatto che tra i 10 tweet che hanno generato più rt solo 2 non sono tweet di politici che commentano la notizia oppure tweet di utenti che, per dirla in modo sbrigativo, politicizzano la notizia. La proporzione resta la stessa anche se si guarda ai primi 10 tweet in ordine di like ricevuti.

L’hashtag #salvini è tra i primi 10 in ordine di occorrenze.

Se si scorre la lista dei termini, si incontrano tra i primi 50 sia “salvini” che “italiano”. “Salvini” entra in 352 cluster (con N- da 2 a 5), di cui 198 sono occorrenze uniche. La maggior parte sono sequenze “descrittive” (del tipo “salvini twitta”); i giudizi sono pochi e manifestati soprattutto dalla sequenza “salvini ha torto”.

Tra i collocati più frequenti di “italiano” troviamo “sono”, parte di un frammento di discorso diretto attribuito al vincitore (“sono italiano”), e “migranti”, altro frammento dello stesso discorso. Anche qui risulta evidente il processo di traslazione tra domini “semantici”, effetto della diversione.

3. Youtube

Diamo ora uno sguardo alle interazioni e al conversato generati dalla pubblicazione, da parte dell’account della rete che ha trasmesso l’evento, del video dell’esibizione del vincitore a proclamazione avvenuta.

Al momento dell’osservazione, il video contava 3.653.218 visualizzazioni, 49.558 like, 20.130 dislike, e 13.434 commenti.

Nella conversazione sono coinvolti 6.144 utenti unici. 19 tra questi hanno pubblicato più di venti commenti.

Qui la platea cambia, si tratta di utenti “comuni”, e la strategia della diversione pare produrre degli effetti di minore portata. Tra i primi 10 commenti in ordine di like ricevuti (1.449 il primo), soltanto due “politicizzano” la notizia, nel restante si parla d’altro e si resta, con giudizi discordi, nel merito della canzone (e quindi del dominio “semantico” proprio dell’evento). Segnale della preminenza di questo dominio è la presenza tra i 100 termini più frequenti dei termini (potenzialmente) valutativi “schifo” (289 occorrenze), e “bella” (263 occorrenze). Sono segnali, appunto, che andrebbero verificati indagando in maniera puntuale la distribuzione dei termini.

Se si allarga l’osservazione a tutto il conversato (un corpus di 195.599 word tokens), si nota proprio come questo voler restare nel dominio di riferimento dell’evento divenga una sorta di rivendicazione di una parte del pubblico. Un risultato controfattuale: l’“umanizzazione del Politico” viene percepita come una ultra-politicizzazione, chiamiamo così questo processo pur sapendo l’appellativo inappropriato, del non-politico.

Si diceva: il processo di diversione produce meno effetti, ma li produce. Vi sono “italiano”, “italiana”, “italiani”, e “italia” tra i primi 100 termini in ordine di occorrenze, mentre stavolta “salvini” rientra appena tra i primi 200. Un esempio: se si osserva ciò che accade a “sinistra” del termine “italiano” si nota come i primi due collocati siano “non” (in posizione “sinistra-2) ed “è” (in posizione sinistra-1); con “non” conta 48 occorrenze ed “è” che ne conta 129. “non è italiano” è il primo cluster, ma è un dato che (I) va messo in relazione con il fenomeno appena descritto, che vede la micro-sequenza “[ø] è italiano” molto più frequente del pattern sequenza+negazione, e (II) indagato nel dettaglio, dato che spesso quella sequenza è citata quale discorso riportato in commenti in cui la predicazione in oggetto (“non è italiano”, riferito all’interprete) viene a sua volta sanzionata negativamente dall’utente.

Originally published at andreapicciuolo.tumblr.com.

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Written by Andrea Picciuolo

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