La comunicazione degli attori politici durante la crisi di governo: l’uso dei social media

Andrea Picciuolo
6 min readSep 4, 2019

Questa brevissima nota viene chiusa nel mentre termina, ufficialmente per così dire, la crisi aperta (anche qui, istituzionalmente ma non mediaticamente) dalla mozione di sfiducia verso il Presidente del Consiglio, depositata l’8 agosto scorso da uno dei due partiti che componevano l’allora maggioranza di governo.
In queste pagine si è provato negli scorsi giorni a rendere noti, all’ingrosso, i risultati di qualche sporadica osservazione riguardo il comportamento comunicativo (in particolar modo sulle reti sociali) tenuto dagli attori politici durante le ultime settimane.

Qui è disponibile qualche dato su ciò che è accaduto nelle 36 ore che hanno preceduto il voto degli iscritti al partito di maggioranza relativa, chiamati a esprimersi sull’ipotesi di formare un nuovo governo con il fu principale partito di opposizione di questa legislatura.

Mentre i fremiti del gioco grande attraversavano, a bassa intensità, la politica nazionale, molto si scriveva circa le “mosse” degli attori in gioco. Vista la situazione dalla sola, angusta forse, prospettiva comunicativa, di tali valutazioni e di tali giudizi continua a sorprendere, accanto all’inveterata fallacia del post hoc ergo propter hoc, la tendenza a stimare come strategici dei movimenti che, quando va bene, sono tattici. I discorsi e i comportamenti degli attori vengono spesso trattati alla stregua di presagi, da interpretare con fare oracolare. Di rado, quei discorsi e quei comportamenti vengono passati al vaglio di un’analisi strutturale che ne evidenzi l’architettura formale e, quale esito, semantica. Eppure, è proprio a quel livello, strutturale, di produzione e percezione di discorsi e comportamenti, che si sagomano le identità e i valori, in una parola quelle personalità semiotiche su cui si proietta poi il fare interpretativo degli stessi agenti e del “pubblico”. Né gli uni, né gli altri, a quanto se ne sa, sono dotati di facoltà divinatorie. Curiosa deformazione dello sguardo, e del giudizio, se si pensa che la “mossa” dell’agente più chiacchierato in queste settimane è il risultato di una percezione (della propria identità, di quella degli avversari, di quella del “pubblico”, di quella dell’ambiente) formatasi come risultato di una guerra di guerriglia fatta di discorsi e comportamenti, e più in generale di frame. Ciò dice, ancora (e per fortuna le voci in questo senso vanno moltiplicandosi), che in questa prospettiva, e per i fini strategici prima invocati, a niente serve (ci si perdoni la giuggiola) farsi accompagnare da un simpatico robottino (da qualche volenteroso appellato con iperbolico epiteto faunistico) che sbircia (quasi) in ogni dove ma che nulla comprende.

Su questo, un’ultima annotazione, su cui forse sarà il caso di tornare a breve. Da qualche tempo, si va rinsaldando in un circolo a vocazione pratica delle Geisteswissenschaften l’antitesi tra percezione e realtà. Nella prospettiva di cui si diceva, ovvero, per dirla in modo volgare, dell’analisi semantica di discorsi e comportamenti (e dunque, in un certo modo, anche delle “opinioni”), questa postura diviene una ponderosa zavorra. Da questo punto di vista, si può assumere, come precipitato di una sorta di metodo Longari, che le percezioni sono irreali? Esse andrebbero semmai viste come “criteri di classificazione dell’universo semantico”, per poi analizzare, con attitudine sperimentale e con sguardo non zenitale, la struttura delle loro manifestazioni (discorsi e comportamenti).

Se si guarda ai frame (soprattutto quello della salvazione) e alle sceneggiature immanenti ai discorsi e ai comportamenti del protagonista di questa vicenda (o meglio, alla sua personalità semiotica) è comodo identificare due dei caratteri molto generali che hanno determinato la presa ottimale su un certo pubblico: coerenza ed efficacia. Il modo di picchiettare queste due qualità vi è sempre stato (per esempio: il Nostro spesso, al di là del suo dominio forte, non fa, ma chiede, vuole, si augura…), ma molti dei suoi avversari erano (e sono) dediti a passeggiate in altri boschetti narrativi (con qualcuno addirittura a fare da volenteroso adiuvante nella sceneggiatura del chiagni e fotti). Il savoir-faire tattico del Nostro è però venuto loro in aiuto, occupando anche l’unica parte in commedia rimasta. L’ultima mossa gli è infatti costata, per il momento, entrambe le qualità, sia la coerenza che l’efficacia. Il loro franare ha dilaniato il frame della salvazione.

Conclusa la filippica, si andrà ora al sodo, si fa per dire, snocciolando pochi dati sul comportamento tenuto da alcuni protagonisti della crisi su due social network, nei giorni in cui i destini della vicenda parevano ancora in bilico: dal 20 al 26 agosto.
Le condotte meno tipiche sono state quelle del capo politico del M5S e quella dell’account della Lega (su Twitter). Il primo è andato in modalità stealth, lo vedremo, mentre il secondo, al contrario, ha prodotto un volume enorme di messaggi.

Con ordine.

Nel periodo osservato, la pagina fan del capo politico del M5S conta 9 post. Quasi tutti sono, per dirla in breve, messaggi ancillari: ci si dichiara “al fianco del Presidente”. Lo stile è istituzionale: si tratta perlopiù di dirette dal Parlamento e dichiarazioni dal Quirinale a consultazioni avvenute. I 9 post generano 160.000 reazioni circa. 158.000 sono i like raccolti. E 66.000 i commenti.

La pagina fan del segretario del PD conta 14 post. Il tono dei messaggi è assertivo: interagisce con l’ambiente informativo e prova a “condizionarlo”. 46.000 sono le reazioni generate, (con ‘love’ di poco superiore a ‘ahah’), 55.000 i like, 18.000 i commenti.

La pagina fan del segretario della Lega conta 45 post. Parola grammaticale più frequente nei post: mai. Circa 2.200.000 le reazioni. Circa 2.000.000 i like. E 720.000 i commenti.

Su Twitter, il capo politico del M5S, nel periodo osservato, ha pubblicato 0 tweet.

Il segretario del PD ne pubblica invece 25. Il tweet con più like (più di 5.000) è: “Tutto quello che #Conte ha detto in #Senato questo pomeriggio su #Salvini non può che essere condiviso. Ma attenzione ai rischi di autoassoluzione. Se tante cose denunciate sono vere perché ha atteso la sfiducia per denunciarle? […]” Più di 30.000 i like raccolti dai 25 tweet. “Parole” più frequenti: #ideexitalia, e discontinuità.

Il segretario della Lega ha pubblicato 71 tweet. Quello con più like (10.000) è: “Sbarco di altri 350 immigrati evitato, volere è potere! E quindi… mai con Renzi😉 [ndr: con foto]”. Quasi 287.000 like i like raccolti. Parola grammaticale più frequente (anche qui): mai. La modalità enunciativa principale è dunque una sorta di negazione (di cui molto si potrebbe dire, e magari lo si farà), con alcuni bersagli (“PD”, “Renzi”, soprattutto), che marca uno scarto rispetto al precedente percorso di affermazione dell’ethos dell’eroe (e crea vulnerabilità evidenti…se da qualcuno magnificate).

L’account del M5S ha pubblicato 35 tweet. Il tweet con più like (più di 2.000) è: “Il taglio si fa subito, non si rinvia, non ha senso. In politica per anni abbiamo sentito dire lo faremo, lo faremo. È ora di fare adesso, non domani. Se c’è volontà si fa adesso, è già calendarizzato”. Quasi 20.000 i like complessivamente raccolti. Il “contenuto” dei messaggi oscilla soprattutto tra i due corni del sostegno al “presidente” e della puntura a “Salvini” (quelle tra virgolette sono infatti tra le parole grammaticali più usate nei tweet).

L’account del PD ha pubblicato 20 tweet. Quello con più like (circa 1.000) è: “Siamo disponibili a votare la legge per il taglio del numero dei parlamentari, ma riteniamo che vada accompagnata da garanzie costituzionali e da regole sul funzionamento parlamentare”. Più di 5.000 i like raccolti. Il tono dei messaggi è perlopiù autoreferenziale; l’account partecipa molto poco alla contesa mediatica.

L’account della Lega ha pubblicato 447 tweet. Quello con più like (quasi 3.500) è: “Riprendiamoci la nostra Italia! Ci stai?” [ndr: con foto]. Si rivede l’uso, che marca in certi frangenti il comportamento di quegli agenti, delle interrogative (che prendono spesso la forma delle cosiddette “domande retoriche”). Quasi 96.000 i like complessivamente raccolti. Il volume dei messaggi, e il loro contenuto (in cui compaiono i soliti target “Renzi” e “Conte”) dicono di un’immersione energica nell’ambiente informativo sul tema della crisi, ma anche in questo caso con un’architettura enunciativa e concettuale povera e, in quanto meramente oppositiva, per ora di fatto subalterna.

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Written by Andrea Picciuolo

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