Il racconto di Greta
Si offrono qui di seguito poche righe estratte da un’analisi più ampia del fenomeno in oggetto.
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Ancora qualche mese fa, un sondaggio di un noto istituto di ricerca rilevava che il 70% degli intervistati non conosceva il movimento e il 50% non conosceva Greta. Nonostante ciò, l’attenzione dei media attorno al fenomeno è rimasta viva e, dato il tema e le sue implicazioni in termini di branding, si è pensato di farne l’oggetto di uno dei soliti carotaggi alla buona, risultato dell’applicazione di tecniche di audience intelligence e di analisi semiolinguistica dei frame; risultati che vengono qui offerti nel solito formato a bassa gradazione, ce lo si augura, di tecnicismi.
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La pagina fan di GT è stata oggetto di osservazione, per ciò che concerne le interazioni generate, nel lasso di tempo che va dal 26/12/2018 al 2/5/2019.

Sia sotto il profilo della frequenza di pubblicazione sia sotto quello del volume di post pubblicati, il primo indizio da segnalare è la presenza di una sorta di cesura tra il periodo che precede il 17/2/2019 e quello successivo. Dal 26/12/2018 al 16/2/2019 si contano 37 post, che raccolgono (qui come in seguito, al momento dell’osservazione) 434.888 like, 601.278 reazioni, 44.663 commenti. Una media di 1.207 commenti circa per ciascun post. 37 post in 53 giorni. In questo intervallo, i post che generano il maggior numero di interazioni vengono pubblicati il 2 e l’11 febbraio. Il 2, un solo post genera 101.304 like, 158.469 reazioni, 16.435 commenti, 72.350 condivisioni. L’11, due post generano 127.458 like, 184.808 reazioni, 17.906 commenti, 120.129 condivisioni. Si tenga in conto, dunque, che 3 post generano 34.341 commenti, quasi il 77% di tutti i commenti generati dai 37 post pubblicati in quel periodo.
Dal 17/2 al 2/5/2019, nell’arco di 75 giorni, vengono pubblicati dal proprietario della pagina 132 post. Il volume delle interazioni generate corrisponde a: 2.212.926 like, 2.838.247 reazioni, 114.040 commenti. La media è di circa 863 commenti per post. La media dei like per post passa da circa 11.000 dell’intervallo precedente a circa 16.000 di questo: si osserva quindi, al contempo, un maggior coinvolgimento e un cambio nella modalità di interazione (dall’argomentato all’emotivo, per dirla in modo spiccio). In questo intervallo, vi sono più picchi nel volume delle interazioni che nel periodo precedente. I giorni davvero fuori standard, per così dire, sono soltanto tre. Il 15/3/2019, il giorno delle manifestazioni, ben 10 post pubblicati dal proprietario della pagina generano 101.363 like, 135.554 reazioni, 8.570 commenti, 25.562 condivisioni. Il 2/4/2019, due soli post generano 109.851 like, 160.707 reazioni, 5.109 commenti, 44.652 condivisioni. Per ultimo, il 24/4/2019, 4 post generano 110.907 like, 135.710 reazioni, 6.493 commenti, 12.380 condivisioni.
Se si considera tutto il periodo analizzato, i due post che raccolgono più like cadono tutti nel primo intervallo di tempo che si è qui delimitato. Il primo è dell’11/2/2019, e raccoglie 118.731 like (vuol dire che, da solo, genera il 27% circa dei 37 post pubblicati in quel periodo). Il secondo, del 2/2/2019, ne raccoglie 101.304. Questi due post generano assieme 220.035 like, il 50% circa, quindi, dei like generati dai post pubblicati in quell’intervallo. Il terzo post in ordine di like raccolti cade invece nel secondo periodo: è del 02/04/2019, e raccoglie 94.006 like. I tre post hanno la forma di tre fototesti : il primo è una lunga auto-presentazione di GT, in risposta, si dice, a bugie e pettegolezzi sul suo conto (fatto narrativamente rilevante perché, come si vedrà, mira alla costituzione della qualità etica, ed estetica su un altro piano, fondamentale in questo tipo di operazioni, l’autenticità); il secondo è ancora una presentazione, e ancora una risposta a una campagna di bugie e di “odio” (e questo dice ancora una volta della valenza intersoggettiva della qualità di cui sopra). In entrambi i casi, la foto ritrae l’eroe eponimo: una volta in primo piano, con sullo sfondo i partecipanti a quella che intuitivamente appare come una manifestazione; la seconda volta in figura intera, seduta sul terreno, con accanto uno zaino e un cartello, scritto in lingua, con lo slogan della sua iniziativa.
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Anche dall’indagine dei volumi dei documenti estratti dagli archivi (nella forma di un campione molto ristretto) della stampa quotidiana e delle agenzie in lingua italiana grazie alla chiave “Greta” si nota una cesura tra due intervalli. Qui, però, dal punto di vista quantitativo, la produzione di messaggi resta fioca per una periodo più lungo, almeno fino a ridosso del 14 marzo, alla viglia dunque delle manifestazioni coordinate del 15 marzo (“lo sciopero mondiale”) che faranno esplodere le conversazioni.
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Osserviamo ora i cluster in cui il termine “clima” entra con più frequenza (su un totale di 5.682 cluster tokens): “sciopero globale per il clima”, “sciopero scolastico per il clima”, “attivista svedese per il clima, i primi tre. La forma “clima” compare sempre in nessi cha hanno la funzione di supplemento predicativo dunque, e manifesta il ruolo semantico di Beneficiario. Dal punto di vista semantico, narrativo se si vuole, il ruolo servile dell’“attore” “clima” nell’architettura del racconto ne viene perciò confermata: la struttura discorsiva lo colloca nel ruolo di sfondo dell’azione, serve a costituire paratatticamente l’identità etica dell’eroe in quanto eroe. Eroe che ha i suoi antagonisti, come sempre accade. Ne dice un cluster molto frequente: “Non siamo venuti qui — ha detto — per pregare i leader a occuparsi del clima. Ci avete ignorato in passato e continuerete a ignorarci. Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Siamo qui per dirvi che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no”. (ndr: sequenza attribuita a GT e riportata da molte fonti).
Se si continua a setacciare i cluster, ci si imbatte poi una costruzione dalla struttura informativa tipica del linguaggio della stampa quotidiana, con tema (potenzialmente) sospeso: “clima: greta”. Anche qui, la composizione ci dice che di “clima” nulla è detto, il focus è esclusivamente su GT; l’associazione cognitiva tra i due elementi è rigida, quasi un caso di co-referenza, ma, ancora, non viene data nessuna informazione sul dato, “clima” appunto.
Per ultimo, tra i primissimi cluster vi è ancora un riferimento a GT: “attivista svedese per il clima”. La potenziale dimensione collettiva attinta con le manifestazioni perde così il suo carattere autonomo: è la propaggine, l’espansione estetica, di un’azione individuale.
Osserviamo per ultimo i collocati più prossimi nella catena grafica al lemma clim* nelle realizzazioni che abbiamo prima citato. I pattern più frequenti che ne risultano sono: “il clima”, su tutti [Left, 410]; “cambiamenti climatici” (es.: “contro i cambiamenti climatici”, il soggetto è GT); “cambiamento climatico” [Left, 114] (es.: “in lotta contro il cambiamento climatico”); “clima()greta (dove il simbolo () indica un segno interpuntivo: due punti, virgoletta che apre e chiude, oppure contiguità nella sequenza “attivista per il clima x”) [R 84]; “crisi climatica” [L 48] (es.: “contro la crisi climatica”, dove il soggetto è quasi esclusivamente GT, “attivista contro x”).
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I pochi scarni dati di analisi emersi in questa nota stringata già consentono di vedere all’opera gli effetti di un processo comunicativo di celebrificazione. Questo processo, si ritiene, consente, una volta costruita (con risorse narrative e discorsive varie) la celebrità, di influire positivamente sulla comprensione di un tema (in questo caso l’ambientale) e sulla percezione dello stesso da parte di un pubblico trasversale.
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