Guerre cognitive: il caso “gilets jaunes”
Dicembre 20, 2018
In qualche relazione tecnica il caso dei gilets jaunes è stato classificato come “rivoluzione twitter”, quel tipo iper-moderno di cambio di regime su cui già molto si è scritto, con valutazioni dispari naturalmente. Le reti sociali sono la nuova arena in cui, con caratteristiche peculiari, deflagrano le nuove “guerre” cognitive ed emotive. In questi conflitti la posta in gioco, parziale, è l’interpretazione di agenti e processi. Per comprenderne le dinamiche va, qui come altrove, indagata la struttura semio-linguistica formale che la orienta, l’interpretazione.
Abbiamo dato una scorsa a cosa è accaduto su Twitter, nella semiosfera italiana, dal 16 novembre al 16 dicembre. Il primo corpus che abbiamo costituito comprende i soli messaggi che menzionavano l’hashtag #GiletsJaunes inviati da utenti verificati. È un gruppo eterogeneo, in cui vi sono anche operatori della comunicazione e qualche politico: ciò lo rende potenzialmente interessante per osservare l’interazione tra produzione “dal basso” delle notizie e loro selezione da parte di “professionisti”.
Il primo dato che desta stupore, forse, è il numero risibile di tweet raccolti (e qui va come sempre tenuto in conto il limite di dati disponibili al “pubblico”). Poco più di 70. Circa la metà contengono una foto; sono dunque fototesti, costituiscono un corpus a se stante che come tale andrebbe indagato.
#giletgialli, #parigi e #macron sono gli hashtag più frequenti. Vi si osserva quindi il tentativo di una piccola parte degli utenti di ancorare, o potenzialmente dirottare, la notizia nel contesto italiano. I tweet che contengono l’hashtag #giletgialli sono 18, 10 di questi sono fototesti. Il panorama è perlopiù informativo, ma con un’eccezione rilevante: il tweet che raccoglie piu rt’s e più likes (e, altro corpus interessante, più repliche) è di un ex presidente del consiglio che paragona le proteste dei gilet gialli ai primi “vaffa day”. Qui più che ancoraggio al contesto italiano vi è un tentativo di “traduzione” per il contesto, ad usum Delphini si potrebbe dire.
Di un altro politico, un ministro del governo in carica, il tweet con più rt’s, likes e repliche in assoluto (con un volume di interazioni dalle 5 alle 10 volte più grande dei “concorrenti” più prossimi). Anche qui vi è un tentativo di “traduzione”, di segno opposto rispetto al precedente, come si può immaginare. Degna di nota il tentativo di sincronizzarsi sul canale di conversazione [Macron], con una sua interpellazione indiretta per mezzo dell’hashtag.
Il corpus complessivo conta invece circa 8.000 tweet. Qui il panorama fototestuale muta: le foto sono contenute solo nel 15% dei messaggi. Anche nel corpus fototestuale (o meglio dire audiovisivo in senso molto generale in questo caso, data la presenza di video), è il tweet del ministro appena menzionato a ottenere il maggior numero di interazioni. Segue un tweet ironico, il cui bersaglio è il presidente francese, e poi, nei 30 tweet con migliore performance, tutto un panorama marcato, salvo due eccezioni, da un preciso orientamento: il sostegno alle proteste.
Nei primi 10 hashtag in ordine di frequenza si osservano anche #macrondemission e #salvini.
Lo stesso panorama si osserva nel corpus esteso: sostegno alle proteste accompagnato, fatto degno di nota perché correlato con dinamiche descritte nella letteratura sulle “rivoluzioni twitter”, da una sorta di attività di contro-informazione da opporre ai media “tradizionali”: un’attività sulla cui struttura molto si potrebbe dire, marcata, per fare solo un esempio, più dal modo dell’adesione enunciata che da quello dell’ostensione, con i processi timici rilevanti che questo genera per la costruzione dell’identità narrativa degli agenti di cui si parla (i manifestanti in questo caso).
È ben evidente (a una primissima scorsa ovviamente) la struttura narrativa dialettica dell’ordito: si osserva, per citare un solo banalissimo dato, il termine “contro” tra i primi 20 in ordine di frequenza, con 586 para-repliche (in un corpus che consta di 177.080 word tokens). A destra, “contro” seleziona con maggior frequenza “macron”, e con quasi uguale frequenza, “gilets jaunes”.
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