Elezioni “Bologna 2021”: prime osservazioni
Nelle scorse settimane è andato definendosi a Bologna il quadro delle primarie del centro-sinistra in vista delle prossime elezioni comunali. In questi giorni è stata resa ufficiale la data in cui avranno luogo: il prossimo 20 giugno.
Due i candidati su cui si è andata perlopiù concentrando, per varie ragioni, l’attenzione dei media al momento della loro candidatura: Isabella Conti e Matteo Lepore.
Entrambi hanno comunicato ufficialmente la candidatura con dei video trasmessi in diretta sul proprio account Facebook. Prima Isabella Conti (il 19/04) e poi, non prima di averne anticipato il contenuto con un messaggio sui suoi account il giorno precedente, Matteo Lepore (il 20/04), quest’ultimo di fatto in campo già da mesi.
Iniziano così a emergere i primi dati osservativi necessari per analizzare il posizionamento strategico dei candidati e, di conseguenza, la loro “personalità semiotica”, quell’insieme di attributi valoriali, narrativi e tematici che gli elettori e le elettrici saranno chiamati a sanzionare.
La platform society ha moltiplicato il volume delle parole e dei comportamenti prodotti dai candidati durante la campagna elettorale. Un approccio etnografico va dunque sostenuto anche con il ricorso a degli strumenti di distant reading che aiutino il ricercatore a individuare nella mole di documenti prodotti i pattern salienti e maggiormente pertinenti (che andranno poi qualitativamente analizzati). In questo senso, con tutti i limiti del caso, le trascrizioni dei due video offrono un primo materiale da passare sotto la lente dell’analisi formale e funzionale del dato semio-linguistico. L’obiettivo è iniziare a comprendere e apprezzare le scelte strategiche e le mosse tattiche dei due candidati in una prospettiva narratologica. Le storie recenti e non dei candidati, e il loro intreccio nella contesa elettorale, danno come sempre ricetto a molte potenzialità e altrettanti rischi sul piano valoriale, narrativo e tematico. L’identità del candidato non è l’esito di un monologo, è relazionale: magnificare gli elementi semiotici positivi del proprio percorso e quelli negativi dei percorsi dell’avversario, nel contesto “locale” della campagna, è perciò una delle attività più rilevanti a carico di candidati (e consulenti vari).
Le scenografie delle video-candidature sono molto diverse tra loro. Per usare delle etichette di facile comprensione: è corale e istituzionale la scenografia del video di Lepore, e, agli antipodi, non-corale e non-istituzionale la scenografia del video di Conti. Già i rispettivi luoghi delle riprese, che entrambi nomineranno quasi in apertura e di cui giustificheranno la scelta, marcano in questo senso le due scenografie. Sarà interessante capire se, e come, questi due tipi di “messe in scena” verranno utilizzati nel resto della campagna elettorale, visto il loro potenziale parzialmente contraddittorio con il “detto” e con la “storia semiotica” recente dei candidati.
Il video di Conti si interrompe poco prima dei 30’ di durata, quello di Lepore sfora i 45’.
La modalità enunciativa preminente nel discorso di Conti è quella emotiva. Dal punto di vista narrativo, tale modalità è sostenuta da una analogia tra storia personale e storia amministrativa che funge da sfondo. La scelta della candidatura trova nel Savena, il fiume che fa da cerniera tra Bologna e San Lazzaro (la città di cui Conti è attualmente sindaca), un elemento figurativo cardinale del racconto: l’attraversamento del Savena è al contempo un elemento della storia personale (passata) e amministrativa (futura?) della candidata.
Conti non ha fatto ricorso in quell’occasione a elementi che potessero richiamare forme anche mitigate di negative campaigning: ha invece anticipato che la sua sarà una campagna “gentile”. La campagna dirà se questo “gioco di faccia” sarà per lei sostenibile in termini di efficacia persuasiva.
Queste le parole più utilizzate nel video di Conti:


Gli elementi emotivi nel discorso di Lepore sono invece abbastanza rari. La modalità enunciativa prevalente è quella referenziale. Il candidato fa riferimento ai risultati amministrativi ottenuti, cercando però di magnificare gli elementi degli ultimi decenni di storia bolognese che la narrazione di Lepore cerca di eleggere a elementi distintivi della storia della città e, in modo speculare, della propria personalità semiotica. Un intreccio coerente e una mossa razionale che hanno però un potenziale vulnus: le opinioni dei cittadini verso il sindaco uscente di cui Lepore è stato a lungo indicato come Delfino. La sua war room ne è certamente consapevole, e le sue scelte narrative e discorsive lo dicono, volte come paiono essere a un equilibrio delicato tra conservazione e rinnovamento. Quale elemento narrativo di trasformazione tra i due stati di fatto, il candidato ha scelto l’agente perturbatore esterno per antonomasia in questo frangente: la pandemia. Seppur eclatante, non è detto che sia immediatamente efficace quale elemento per garantire il passaggio di stato e marcare il suo personaggio come l’eroe del processo di rinnovamento-conservazione: anche in questo caso, le opinioni dei cittadini sulla gestione amministrativa della pandemia conterà.

Queste quelle più frequenti nel video di Lepore (dove prendono la parola, oltre a lui, due oratrici):


Vi sono molte sovrapposizioni, come si vede, e un ulteriore segnale di divergenza “valoriale”, anche a questo livello così basilare di osservazione; si tratta di quel “fatto” che fa capolino nella lista delle parole impiegate nel video di Lepore. Se si segue la distribuzione di “fatto”, emergono tre pattern prevalenti: “hanno fatto”, “abbiamo fatto”,”*ho fatto”. Un altro segnale discorsivo molto interessante è la distribuzione di “anni”: anche in questo caso, la sua funzione narrativa è disegnare un orizzonte di continuità di cui farsi “garante”, su cui poi, all’occorrenza (e già emerge in questa prima allocuzione con il riferimento, per esempio, alla pandemia), collocare degli agenti “antagonisti”, con quella modalità illustrata nel paragrafo precedente.
Segnali che rinsaldano, per ora, il posizionamento “istituzionale”, non senza rischi di contraddizione, come si diceva, con alcune mosse discorsive e narrative del candidato. Tra queste, vale forse la pena qui di citare quella che potrebbe passare maggiormente inavvertita. Lepore ha nei giorni scorsi dichiarato che la sua sarà una campagna contro l’individualismo. Questo tipo di mossa narrativa, lo si è già visto, poggia quasi naturalmente su un uso frequente, patente e o latente che sia, del pronome noi, come se ciò bastasse a differenziarsi da (presunte) opzioni egoiche. Non è così. Il morfema noi, in italiano, manifesta, nei vari contesti di inserzione, delle funzioni dispari, e, dandosi le opportune condizioni, può tranquillamente fungere da Ultra-Io, come nei casi banali di cosiddetto plurale maiestatis. Non è così dappertutto. Il tagalog, per esempio, ha forme diverse, dove l’italiano ha solo il noi, per dire “io e te”, “io, te e qualcun altro” e “io e qualcun altro, ma non tu”. Le scelte lessicali dei candidati devono essere perciò improntate a una consapevolezza più ampia degli usi della lingua e delle sue struttura formali in situazione, pena una perdita di controllo ferale sulle ricezioni, sulle interpretazioni e sugli effetti perlocutori generati dai loro discorsi.
La video-candidatura di Conti ha preceduto quella di Lepore di circa 24 ore. Questo piccolo scarto ha dato la possibilità a Lepore di inserire nel proprio discorso tre pillole di negative campaigning. Si tratta di passaggi molto mitigati, in cui prevale l’uso dell’implicito, e in cui il bersaglio dell’“offensiva” non viene neppure nominato. Si tratta anche in questo caso di una mossa potenzialmente controfattuale. Se infatti l’uso della mitigazione e dell’implicito assicurano un vantaggio al candidato nei termini di una (maggiore) salvaguardia della sua “faccia” grazie alla distanza che le strategie discorsive di attenuazione producono tra il detto e chi lo dice, allo stesso tempo, marcano il discorso con i tratti di un messaggio per iniziati, in quanto aggiungono un carico cognitivo (informativo, interpretativo) molto severo che in un contesto competitivo largo come quello di una campagna elettorale può finire per escludere dal novero dei “lettori modello” una larga porzione dell’elettorato.
Prima di concludere, uno sguardo a qualcuno degli account social dei candidati, che hanno già avuto come si è visto, e che sicuramente avranno, un ruolo importante nella loro campagna (un ruolo sia diretto che indiretto: nel generare earned media per esempio).
Per ora, le somme investite in ads su FB sono molto diverse, come si evince dall’immagine che segue:

Lepore, come si diceva, è in campo da tempo. Il suo uso dei social è parso nei mesi scorsi improntato a una acquisizione razionale di nuovi follower e alla costruzione con alcuni mesi di anticipo di una identità da candidato che andasse a sovrapporsi, senza oscurarla del tutto, a quella di amministratore. Immaginando di fare un’operazione di reverse engineering delle sue mosse sulle reti sociali, pare di poter dire che allo scopo sono state impiegate quattro risorse: intercettare alcuni temi nazionali così da essere catapultato nel feed di un platea più ampia di quella locale (i.e. “opportunity to be seen”), attivare alcuni nodi influenti della sua area di riferimento, investire in ads, divenire (una piccola) media company e generare contenuti di interesse generale per gli, in quel caso, utenti delle piattaforme. Tutte mosse certamente opportune che, come sempre, dovranno essere calibrate ora che la contesa elettorale è entrata nel vivo: il rischio, infatti, è che la platea dei follower del candidato in quel modo acquisiti inizi a divenire troppo diversa da quella dei suoi potenziali elettori. Nelle scorse settimane, alcuni segnali rilevati in un campione dell’audience attuale del candidato parevano evidenziare questa tendenza.


La crescita dei follower di Lepore su FB, IG e Twitter si può apprezzare nelle tre immagini che seguono:






Per ora gli account social di Conti (FB e IG, l’uso di Twitter è ancora molto marginale) sono dedicati alla doppia promozione delle attività svolte in qualità di sindaca e di candidata, con un effetto per il momento non sempre coerente in termini identitari. La candidata ha bisogno di colmare in poche settimane un ritardo di alcuni mesi rispetto al suo principale avversario. Attraverso discorsi e comportamenti, dovrà in queste settimane magnificare, quando non costruire ex novo, alcuni attributi salienti della sua personalità semiotica (e.g. quali competenze? quale prassi? quali valori? quali temi?). In queste ore il tentativo pare essere quello di affidarsi a delle scelte iperboliche, certamente efficaci perché creano enfasi e dunque attenzione, ma potenzialmente passibili, se “intercettate” narrativamente dall’avversario, di apparire come scorciatoie, o come scelte poco coerenti. Molto lavoro da fare, dunque, per le rispettive war rooms.
Per concludere, uno sguardo anche alla crescita dei follower degli account FB e IG di Conti e ad alcuni kpi rilevanti (si fa riferimento, come con Lepore, agli ultimi 90 giorni):



